Anima nella tempesta

Questo vortice mi travolge, mi confonde, mi stordisce.
Sono in balia della corrente cercando di nuotare contro con tutte le mie forze, ma il mulinello che mi trascina sembra essere troppo più forte di me. Nei rari momenti in cui riesco a tenermi a galla capisco di essere nel mezzo di un gigantesco lago.
Da una parte la riva sicura da cui mi sono immersa: acqua calma e limpida, una spiaggia dorata mossa leggermente da un leggera brezza che scompiglia i capelli.
Dall'altra ci sei tu: scogli e roccia, onde che vi s'infrangono mosse dalla forza del vento che piega al proprio volere gli alberi.
Tento qualche bracciata verso le origini. Ho bisogno di tranquillità, stabilità, di routine poi ti sento chiamarmi prima con un filo di voce, poi urlando "non andartene". 
Cerco di resistere, faccio un'altra bracciata nascondendo la testa sotto la superficie dell'acqua, immergendo le orecchie nel silenzio ovattato e scuro. Rimango sotto più che posso, ma l'aria inizia a mancare e devo riemergere. Ti sento di nuovo e il fendente destro pronto a tagliare in obliquo l'acqua si ferma. Rimango paralizzata, i capelli che mi bagnano il viso, il fiato corto e il corpo stanco per la lotta.
Prosegui, portati in salvo la vocina nella mia testa mi riporta all'attenzione è troppo difficile, fa troppo male, si può annegare in tanta passione.
Dovrei ascoltare e mentre mi soffermo su questo pensieri sento i muscoli del corpo mettersi in movimento guidati dal quel pazzo del mio cuore, che pompa più forte sangue per darmi la spinta e mi trovo di nuovo diretta verso la tempesta.
Un'altra bracciata verso il nero dei tuoi occhi, dei tuo malumori, dalla tua arroganza. E' inarrestabile questa voglia di raggiungerti nonostante tutto.
Quanto sforzo potrò ancora reggere? Nuoto senza sosta, ma tu sembri sempre troppo lontano anche quando ti tuffi e mi vieni incontro con il tuo muoverti incerto.
Quanta distanza può sopportare un'anima prima di spezzarsi?






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